Riforma «AVS 21». Attuazione presso l’Helvetia.

Con la riforma «AVS 21» tutte le casse pensioni sono obbligate a concedere alle persone assicurate la facoltà di optare per il pensionamento anticipato a partire dai 63 anni. Le soluzioni previdenziali dell’Helvetia prevedono già oggi, per donne e uomini, la possibilità di andare in pensione a partire dai 58 anni. Da questo punto di vista non cambierà nulla.

In caso di pensionamento anticipato, i cosiddetti tassi di conversione delle rendite, con cui l’avere di risparmio disponibile viene convertito in rendita di vecchiaia, saranno ridotti per effetto della maggiore durata di riscossione della rendita. In caso di pensionamento ordinario, invece, i tassi di conversione saranno riferiti d’ora in avanti all’età termine di 65 anni per donne e uomini. Per le donne la cui età di riferimento AVS è inferiore a 65 anni (anno di nascita 1963 o precedente) si applicano tassi speciali.

Trovate i tassi di conversione delle varie fondazioni collettive per i pensionamenti anticipati, ordinari e differiti sul sito della rispettiva fondazione, alla voce corrispondente (link in alto).

Parliamo di pensionamento differito quando una persona assicurata continua a lavorare oltre l’età termine, per cui non richiede il versamento delle prestazioni di vecchiaia, ovvero ne posticipa la riscossione.

Le fondazioni collettive dell’Helvetia offrono già da molti anni la possibilità di proseguire la previdenza anche dopo il raggiungimento dell’età termine. La cosiddetta «prosecuzione dell’assicurazione ai sensi dell’art. 33b LPP» è sancita delle disposizioni generali del regolamento e può essere richiesta da tutti coloro che proseguono la loro attività lucrativa, a meno che non sia espressamente esclusa dal piano di previdenza. La prosecuzione dell’assicurazione consiste nel fatto che datori di lavoro e dipendenti versano i contributi di risparmio anche dopo il raggiungimento dell’età termine, continuando così a incrementare l’avere di vecchiaia.

Con la riforma «AVS 21» viene introdotta una nuova formula alternativa di pensionamento differito: la «riscossione differita della prestazione di vecchiaia ai sensi dell’art. 13b LPP». Le due soluzioni hanno in comune il fatto che le persone assicurate possono differire la riscossione delle prestazioni di vecchiaia al momento in cui cessa l’attività lucrativa, ma non oltre i 70 anni d’età. Le differenze, invece, riguardano ad esempio il risparmio per la vecchiaia: in caso di riscossione differita delle prestazioni di vecchiaia, una volta raggiunta l’età termine non vengono più versati contributi di risparmio, per cui durante il periodo di differimento l’avere di vecchiaia disponibile viene soltanto remunerato. Rispetto allo scenario di prosecuzione dell’assicurazione, questa soluzione comporta naturalmente prestazioni di vecchiaia leggermente inferiori. Nella nostra scheda informativa sul pensionamento differito trovate una descrizione puntuale di entrambe le possibilità.

Coloro che, al raggiungimento dell’età limite, hanno optato per la prosecuzione dell’assicurazione possono passare in seguito alla riscossione differita della prestazione di vecchiaia. Ciò vale anche per le persone che, all’entrata in vigore della riforma «AVS 21», avevano già aderito alla prosecuzione dell’assicurazione.

Il pensionamento differito può essere richiesto integralmente o – se abbinato a un pensionamento parziale – anche solo in parte. I formulari con cui richiedere una prosecuzione dell’assicurazione ai sensi dell’art. 33b LPP o la riscossione differita della prestazione di vecchiaia ai sensi dell’art. 13b LPP sono disponibili all’interno della modulistica.

Il ritiro dalla vita lavorativa per raggiunti limiti di età non avviene sempre dall’oggi al domani. In alcuni casi è opportuno, o persino necessario, ridurre il grado di occupazione a più riprese. Su richiesta della persona assicurata, anche la riscossione delle prestazioni di vecchiaia dalla cassa pensioni essere scaglionata in più tranche: in tal caso si parla di pensionamento parziale. Con tale formula, una parte dell’avere di vecchiaia viene erogata sotto forma di rendita o di capitale di vecchiaia, mentre sul reddito ancora percepito si continua a versare contributi per la previdenza.

Con la riforma «AVS 21» tutte le persone assicurate hanno il diritto di richiedere il pensionamento parziale alla loro cassa pensioni. Nelle fondazioni collettive dell’Helvetia questa possibilità esiste già da tempo, ma è stato necessario adeguarla al nuovo quadro legislativo.

D’ora in avanti la riscossione delle prestazioni di vecchiaia tra il 58° e il 70° anno d’età potrà avvenire a più riprese, fino a un massimo di cinque tranche. Il presupposto per la prima tranche di pensionamento parziale è che venga riscosso almeno il 10% delle prestazioni di vecchiaia. Per le tranche successive, invece, non sono previsti importi minimi.

L’importo massimo di una tranche di pensionamento parziale riscossa prima dell’età termine è definito per legge: l’entità del pensionamento parziale non deve essere superiore alla contemporanea riduzione del salario. Ora, tuttavia, non occorre più che corrisponda esattamente alla riduzione del salario o del grado di occupazione, ma può anche essere inferiore. Questa restrizione viene meno una volta raggiunta l’età termine.

Esempio: prima tranche di pensionamento parziale prima dell’età termine

A 62 anni Maria Bianchi riduce il suo grado di occupazione, per cui il suo salario annuo diminuisce da 100’000 a 60’000 franchi. La riduzione del salario ammonta quindi a 40’000 franchi, ovvero al 40% della retribuzione percepita prima della riduzione del grado di occupazione. La donna decide di optare per un pensionamento parziale. Ora ha la facoltà di scegliere liberamente il grado del suo pensionamento parziale tra il 10% (trattandosi della prima tranche) e il 40% delle attuali prestazioni di vecchiaia. Una riscossione superiore (ad es. 50%) non è invece consentita.

Nella maggior parte delle casse pensioni le prestazioni di vecchiaia possono essere percepite sotto forma di rendita vitalizia o di versamento una tantum del capitale. È la persona stessa a decidere quale sia la forma più adatta nel suo caso. Con la riforma «AVS 21» questa discrezionalità viene contenuta, limitando per legge il numero consentito di prelievi di capitale.

A causa di aumenti salariali o anni di contribuzione mancanti possono insorgere lacune nella previdenza. Queste ultime possono essere colmate in tutto o in parte dalle persone assicurate effettuando riscatti volontari nella cassa pensioni.

Con la riforma «AVS 21» il riscatto da parte di coloro che stanno già riscuotendo (rendita di vecchiaia) o hanno già riscosso (capitale di vecchiaia) una prestazione di vecchiaia della previdenza professionale, viene disciplinato per legge. La normativa è comunque ampiamente conforme a una prassi già consolidata. Nello specifico, in certi casi è possibile che le prestazioni di vecchiaia già riscosse debbano essere dedotte dalla somma di riscatto massima consentita. Ciò vale, in particolare, nelle seguenti situazioni:

• Una persona assicurata che ha optato per il pensionamento anticipato riprende a lavorare e torna a essere assicurata attivamente nella previdenza professionale.
• Una persona assicurata che ha optato per il pensionamento parziale incrementa nuovamente il suo grado di occupazione.

A garanzia di questa norma, d’ora in avanti gli istituti di previdenza e di libero passaggio sono tenuti, in caso di passaggio a un altro istituto, a fornire informazioni in merito all’ammontare delle prestazioni di vecchiaia riscosse.

Eventuali averi di libero passaggio «parcheggiati» in una polizza o su un conto di libero passaggio e parte degli averi del pilastro 3a vengono computati, secondo la prassi consueta, nel riscatto. D’ora in avanti questo varrà anche per gli averi previdenziali rimasti nel precedente istituto di previdenza, come avviene, ad esempio, se si proroga l’assicurazione ai sensi dell’art. 47a LPP. In tal caso, passando a un nuovo istituto di previdenza, può capitare che una parte dell’avere previdenziale continui a essere assicurata dalla cassa pensione precedente.

Gli averi disponibili su conti o in polizze di libero passaggio possono essere riscossi soltanto a partire dai cinque anni precedenti l’età di riferimento; da questo punto di vista non cambia nulla con la riforma «AVS 21». Dato però l’aumento progressivo dell’età di riferimento per le donne, si posticipa – a seconda dell’anno di nascita – l’età a partire dalla quale è possibile effettuare la prima riscossione (cfr. tabella).

La persona assicurata può continuare a rinviare la riscossione delle prestazioni per un massimo di cinque anni successivi al raggiungimento dell’età di riferimento. Ma d’ora in avanti lo potrà fare soltanto se continua a esercitare un’attività lucrativa. In caso contrario, è obbligatorio riscuotere l’avere al raggiungimento dell’età di riferimento o alla successiva cessazione dell’attività lucrativa.

Per questa novità è comunque previsto un ampio termine di transizione: la prova che attesti la prosecuzione dell’attività lucrativa dovrà essere addotta per la prima volta al 1° gennaio 2030. Coloro che raggiungono o hanno già superato l’età di riferimento AVS nel 2024 possono pertanto lasciare intoccato il proprio avere senza dover comprovare un’attività lucrativa fino al massimo a 70 anni (uomini) o 69 anni (donne).