5 settembre 2017, Testo: Gabriele Frigerio
Di fronte alla devastazione di Ischia, Amatrice, Accumoli colpite recentemente da terremoto, in molti ci siamo chiesti perché eventi del genere siano ancora possibili anche dopo i (meno) recenti sismi di L’Aquila e dell’Emilia Romagna.
Alla ricerca di una risposta, inevitabile puntare il dito contro il mancato adeguamento degli edifici ai criteri «per costruire una struttura in modo da ridurre la sua tendenza a subire un danno, in seguito ad un evento sismico».
Eppure, la scuola di Amatrice, ristrutturata nel 2012 seguendo tali indicazioni è crollata e la domanda è diventata un’altra: com’è possibile che un edificio antisismico si sbricioli a quel modo?
Le cause quindi, escludendo il dolo, si possono ricondurre principalmente ad un’errata realizzazione, un’errata progettazione o un evento sismico che supera i livelli previsti per quella zona in fase di progettazione.
Ecco quindi che oggi l'attenzione dei tecnici e delle imprese edili deve orientarsi sempre più alla fase della progettazione: non solo relativa a nuovi interventi, ma soprattutto ad interventi su edifici esistenti per renderli più sicuri – i cosiddetti interventi edilizi di "seismic retrofit" tipici delle zone colpite da sisma.
Anche il Nuovo Codice Appalti (Dlg 50/2016) ha introdotto l'obbligo di utilizzare "specifici metodi e strumenti elettronici di progettazione, quali quelli di modellazione per l'edilizia e le infrastrutture". L'intenzione infatti del legislatore è quella di introdurre per gli interventi di edilizia pubblica un nuovo e moderno modello di progettazione: il cosiddetto BIM.
Ma cosa significa questa sigla?
BIM è l'acronimo di Building Information Modeling (Modello di Informazioni di un Edificio) ed è la rappresentazione digitale di caratteristiche fisiche e funzionali di un edificio.
Il BIM quindi non è un prodotto, né un software ma un “contenitore di informazioni sull’edificio” in cui inserire dati grafici (come i disegni) e degli specifici attributi tecnici (come schede tecniche e caratteristiche) anche relativi al ciclo di vita previsto.
Questo (apparentemente semplice) nuovo concetto di "condivisione progettuale digitale" permette però di eliminare molte delle incongruenze progettuali che sino ad oggi hanno contribuito a generare proprio alcuni dei già citati errori progettuali.
Infatti, solo introducendo tale "rivoluzione digitale del progetto" insieme a nuovissime tecnologie di scanner (come tecnologie di Reality Capture, laser, drone, GIS) gli enti pubblici saranno in grado di mappare e gestire il patrimonio edilizio sia nelle fasi di costruzione (o ricostruzione), sia a tutta la loro vita (progettando anche la fase di manutenzione delle opere).
Il BIM diventerà il processo standard per tutti gli edifici e si sta integrando nella legislazione per i contratti pubblici in Italia e in tutta l’Europa.
A tal proposito la Direttiva 2014/24/EU sugli Appalti Pubblici esprime in modo chiaro che i 28 stati membri incoraggino l’utilizzo del BIM nei rispettivi Paesi per i progetti finanziati con fondi pubblici nell’Unione Europea a partire dal 2016.
Il settore Aziende Helvetia non si sta limitando ad osservare tali tendenze e novità ma negli scorsi mesi ha intrapreso un dialogo con il alcuni docenti del Politecnico di Milano (prof G. Utica, S Masseroni) con i quali ha pianificato degli incontri per verificare sinergie traelementi assicurativi e BIM (per il quale l'ateneo eroga un Master dedicato ai professionisti).
Perché infatti non assegnare un rating tecnico migliore alle opere progettate con questa nuova metodologia che dovrebbe ridurre i rischi di progettazione, esecuzione e gestione delle opere realizzate?
Sebbene siamo ancora nella fase progettuale della collaborazione, nella prossima edizione del Master sarà comunque presente anche Helvetia in qualità di partner e non mancheremo di aggiornarvi su questa iniziativa.