Negli ultimi anni, l’Italia si trova ad affrontare un contesto ambientale sempre più fragile e imprevedibile. I cambiamenti climatici stanno accelerando in modo allarmante, rendendo sempre più frequenti e violenti gli eventi meteorologici estremi: alluvioni, frane, siccità prolungate, grandinate e ondate di calore rappresentano ormai una minaccia concreta e costante. Ma non si tratta solo del clima.
L’Italia è da sempre un territorio ad alto rischio sismico e vulcanico: terremoti e attività eruttive costituiscono un pericolo reale, come dimostrano gli eventi che ciclicamente colpiscono diverse aree del Paese, con danni ingenti a infrastrutture, beni e attività economiche.
Questo scenario, aggravato da una crescente vulnerabilità del territorio e da un tessuto produttivo spesso impreparato, impone oggi alle imprese una riflessione urgente: proteggere la propria attività con una specifica assicurazione contro i danni di eventuali catastrofi naturali non è più una scelta opzionale, ma una necessità concreta.
L’Italia è il Paese più vulnerabile d’Europa: un primato tutt’altro che positivo, evidenziato da uno dei centri di ricerca della Commissione Europea.
Questa tendenza appare chiaramente nel 2023, con un indice di vulnerabilità alle catastrofi naturali di 5,9, superiore a quello di Grecia, Bulgaria e Romania.
Ma la vera emergenza riguarda il dissesto idrogeologico: secondo ISPRA, il 94% dei Comuni italiani sono esposti a frane, alluvioni o erosione costiera, con oltre 8 milioni di abitanti che vivono in aree potenzialmente pericolose.
1,3 milioni di persone sono a rischio frane, mentre 6,8 milioni sono a rischio alluvioni in scenari di possibile piena.
Le tragiche alluvioni dell’Emilia Romagna del maggio 2023, con 17 vittime, 36.000 sfollati e danni superiori a 10 miliardi di euro, sono solo l’ultimo esempio di una fragilità sistemica. Oltre alla tragedia umana, il peso economico di questi eventi è impressionante: negli ultimi 40 anni, in Italia la somma di perdite dirette e indirette legate a eventi meteo estremi si attesta intorno ai 90 miliardi di euro.
Proiezioni recenti mostrano come il costo degli sconvolgimenti climatici in Italia, senza adeguate politiche di mitigazione, potrebbe lievitare dall’attuale 0,2 % del PIL annuo, fino al 5,1 % nel 2050.
Come se i disastri climatici non fossero sufficienti, sul fronte catastrofi naturali bisogna purtroppo considerare che l’Italia è anche uno dei Paesi a più alta pericolosità sismica in Europa.
Secondo le classificazioni ufficiali della Protezione Civile, circa il 45% del territorio nazionale – ove vive il 40 % della popolazione – è classificato tra le zone a elevata o media alta pericolosità sismica (Zone 1 e 2). La classificazione sismica attuale suddivide il territorio in quattro fasce: la zona 1 e la zona 2, ovvero quelle ad alta e media alta sismicità, comprendono circa 21,5 milioni di abitanti: ciò significa che circa il 35 % della popolazione risiede in aree esposte a rischio molto alto o alto. Considerando un ulteriore 30% in zone di rischio moderato, oltre il 65 % della popolazione italiana vive in aree potenzialmente vulnerabili.
A questa esposizione si somma un patrimonio edilizio spesso fragile, a causa dell’irregolare applicazione delle norme antisismiche nei decenni passati. Il risultato è un mix di pericolosità, vulnerabilità delle strutture e alta concentrazione di beni e persone.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: negli ultimi 150 anni, eventi sismici distruttivi si sono verificati in media ogni 5 anni, con danni a persone, infrastrutture e patrimonio storico. Dal 1976 a oggi i terremoti hanno distrutto intere comunità, causando la morte di più 4.500 persone e inciso pesantemente sull’economia nazionale con circa 150 miliardi di euro di danni.
In un contesto territoriale così fragile ed esposto a eventi estremi, la prevenzione resta la migliore risorsa a disposizione degli imprenditori per proteggere la continuità operativa dell’azienda e i lavoratori coinvolti. Una responsabilità che andrebbe tradotta concretamente in soluzioni assicurative, ma che fino a oggi è stata trascurata dalle PMI.
La sottoassicurazione delle piccole e medie imprese è un problema radicato e difficile da affrontare, principalmente sul fronte culturale.
Oltre a non essere consapevoli dei rischi a cui sono realmente esposte, molte aziende percepiscono l’assicurazione come un costo, invece che come un investimento strategico per la salvaguardia della propria attività. Oltre a ciò, la gestione da parte dello Stato, con interventi soltanto successivi al danno, ha creato la falsa convinzione che esista una garanzia di risarcimento istituzionale.
L’analisi ufficiale IVASS parla di un evidente “protection gap” tra le PMI: la situazione più grave è quella delle microimprese, che in Italia sono la stragrande maggioranza del tessuto imprenditoriale: un’indagine di settembre 2024, commissionata da Facile.it, ha evidenziato che il 92% non possiede nessun tipo di copertura contro le calamità naturali. (Fonte Facile.it)
Negli ultimi anni, il quadro legislativo si è evoluto, e da quest’anno le prospettive sembrano essere definitivamente cambiate.
La Legge di Bilancio 2024, con modalità operative contenute nel Decreto Ministeriale n. 18/2025, ha introdotto l’obbligo, per tutte le imprese con sede in Italia, di stipulare una copertura assicurativa contro le catastrofi naturali, per ridurre la vulnerabilità economica delle aziende e promuovere una cultura del rischio.
Le aziende italiane saranno perciò tenute a dotarsi di coperture specifiche, per ridurre sia il carico sulle casse pubbliche sia per rafforzare la resilienza imprenditoriale.
Un passo avanti importante per il mercato assicurativo italiano, che si allinea così ad altri Paesi europei dove già da tempo è in vigore un sistema di copertura obbligatoria per le imprese contro questi rischi.
La polizza catastrofale copre eventi come terremoti, alluvioni, frane, inondazioni, che possono compromettere la continuità operativa e causare danni materiali ingenti. L’obbligo riguarda tutte le imprese iscritte a qualsiasi titolo al Registro delle Imprese, indipendentemente dalla dimensione o dal settore, e si applica a sedi, stabilimenti e beni strumentali situati sul territorio nazionale. Restano escluse dall’obbligo soltanto le imprese agricole.
Le imprese che non provvederanno a sottoscrivere la polizza entro questi termini sono soggette a sanzioni indirette, come l’esclusione dalla possibilità di accedere ad incentivi, contributi e garanzie pubbliche.
Per rispondere in modo completo alle esigenze normative, Helvetia ha sviluppato Helvetia Protezione Eventi Naturali e Helvetia Protezione Rischio Clima - Imprese, due soluzioni assicurative pensate per permettere alle imprese di ottemperare agli obblighi di legge e tutelarsi dalle conseguenze di eventi catastrofali.
La polizza garantisce una copertura pienamente conforme a quanto previsto, assicurando – su base obbligatoria – fabbricati, impianti, attrezzature, macchinari e terreni contro le principali catastrofi (sisma, alluvione, esondazione, inondazione, frane.
Massima flessibilità e modularità caratterizzano l’offerta: il cliente può estendere la protezione includendo merci, arredamenti, apparecchiature elettroniche, spese di demolizione e sgombero, costi aggiuntivi per la continuità operativa e persino una diaria giornaliera in caso di interruzione dell’attività.
Un punto di forza della polizza è il servizio di Disaster Recovery in collaborazione con Belfor, leader nella gestione dell’emergenza, che per garantire una ripartenza veloce e sicura dell'attività prevede:
Helvetia Protezione Eventi Naturali e Helvetia Protezione Rischio Clima - Imprese sono la soluzione affidabile, completa e personalizzabile che protegge il patrimonio aziendale, consente l’accesso a contributi pubblici e garantisce continuità e ripartenza anche nei momenti più critici.