Vestirsi in modo adeguato durante lo sci non significa solo difendersi dal freddo, ma anche disporre di un abbigliamento confortevole e funzionale.
A tutto vantaggio della tecnica e della sicurezza, perché potersi muovere liberamente, mantenendo la giusta temperatura corporea, aiuta la reattività e previene il rischio di infortuni.
Dunque niente tute imbottite stile anni ’80, perché coprirsi in modo eccessivo porta a sudare e inevitabilmente a patire poi il freddo. Ma “vietati” anche i jeans (per un certo periodo sono stati di gran moda sulle piste…), che non proteggono e tendono a bagnarsi.
L’abbigliamento ideale è costituito da capi tecnici, leggeri e traspiranti che, indossati a strati, non disperdano il calore del corpo.
A proposito di “coprirsi”, ma lasciando da parte per un attimo l’aspetto temperatura, il consiglio è di approcciare la giornata di sci in tutta tranquillità, senza altri pensieri all’infuori del modello di giacca o di pantaloni da indossare… Ci riferiamo alla sicurezza di poter contare sulla tutela di un’assicurazione sci completa e flessibile.
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Come accennato all’inizio, l’abbigliamento da sci ottimale, che offre cioè maggiore protezione lasciando allo stesso tempo un senso di leggerezza e comodità, deve essere pensato a strati, proprio come una cipolla.
Il concetto di fondo è che non esistono indumenti in grado di generare calore, ma solo di trattenere quello del corpo: la strategia più efficace per garantirsi il pieno comfort termico con qualunque condizione meteo, consiste nell’indossare in successione tre capi di materiali e caratteristiche differenti.
I più validi sono naturalmente quelli traspiranti, cioè che disperdono l’umidità e non fanno sudare. Vediamo nel dettaglio come comporre i 3 strati.
Lo strato a contatto con la pelle, ovvero l’intimo.
A maniche lunghe o corte, ne esistono di diversi pesi, a seconda delle temperature che si devono affrontare. Questo primo strato deve comunque isolare facendo da barriera tra il corpo e gli strati successivi, nonché favorire la traspirazione; i materiali con cui vengono realizzati questi indumenti – sintetici ma anche naturali, come la lana merino e la seta – hanno infatti la caratteristica di essere idrofobi, ovvero di espellere l’umidità verso l’esterno, mantenendo la pelle asciutta.
Indipendentemente da modelli, marche e materiali, la funzione dello strato intermedio resta sempre la stessa: creare una sorta di “intercapedine” per trattenere il calore del corpo.
Il secondo strato per eccellenza è rappresentato dal fleece, un comune pile che, come l’intimo, deve avere uno spessore “calibrato” sul clima esterno. Sono preferibili i modelli leggermente stretch, e stretti in vita, per impedire l’ingresso dell’aria, nonché quelli a struttura alveolare (simile a un wafer) studiata per disperdere meglio l’umidità.
Con freddo particolarmente intenso, è possibile indossare anche un “micropile” tra il 1° e il 2° strato, per migliorare ulteriormente l’efficienza di tutto il “sistema”.
Lo strato esterno, il cosiddetto “guscio” (… non si usa più chiamarlo giacca), è probabilmente il più importante dei 3, in quanto è quello che si deve “confrontare” direttamente con gli agenti atmosferici, proteggendoci efficacemente da acqua, vento, neve, ecc.
Deve essere perciò perfettamente impermeabile senza perdere la traspirabilità, caratteristica garantita da una membrana interna con la superficie micro-forata. La più conosciuta è il celebre Gore-Tex, ma molti produttori vantano altre tecnologie esclusive.
Per gli arti inferiori vale lo stesso concetto visto sopra, limitando però gli strati a 2, ovvero una calzamaglia tecnica (tight) che può arrivare anche solo al ginocchio, indossata sotto a un paio di pantaloni che devono traspirare, restare asciutti e, allo stesso tempo, essere confortevoli per lasciare la massima libertà di piegamento.
I pantaloni da sci possono essere realizzati con gli stessi materiali dei gusci, ma sono molto diffusi anche i tessuti elasticizzati e idrorepellenti, meno rigidi di quelli con membrana.
In ultimo le calze. Da evitare i calzettoni pesanti, perché la scarpetta interna dello scarpone è già sufficientemente isolante: è sufficiente indossare un paio di calze termiche sottili e ben aderenti, rinforzate nei punti nevralgici, come punta e tallone.