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  • Previdenza obbligatoria e previdenza complementare: guida completa

    10.05.2024 | Redazione interna
    Cosa differenzia la previdenza obbligatoria da quella complementare e dalle prestazioni non pensionistiche?
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Previdenza obbligatoria e previdenza complementare: guida completa

10.05.2024 | Redazione interna
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Cosa differenzia la previdenza obbligatoria da quella complementare e dalle prestazioni non pensionistiche?
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Dopo una vita di sacrifici, godersi la pensione, mantenendo inalterato il tenore di vita una volta terminata la vita lavorativa, è il sogno di tutti.
Tuttavia per molti è solo un miraggio. Con il mercato del lavoro che diventa sempre più precario, e, quindi, con la possibilità concreta che, durante la vita professionale si creino dei buchi previdenziali, le chance di andare in pensione sempre più tardi e con un assegno sempre più basso si sono moltiplicate negli ultimi anni.
Ecco perché sono sempre più numerosi gli italiani che si affidano alla previdenza complementare per assicurarsi un futuro sereno.
Cosa distingue la previdenza obbligatoria da quella complementare e dalle prestazioni non pensionistiche? Scopriamo tutte le differenze in questo articolo.

Cos’è la previdenza obbligatoria e come funziona

La previdenza obbligatoria corrisponde al sistema pubblico di previdenza, ovvero al modo in cui lo Stato italiano garantisce il mantenimento del benessere dei cittadini una volta che questi ultimi hanno raggiunto l'età del pensionamento. Attraverso la previdenza obbligatoria, quindi, lo Stato intende garantire a tutti i cittadini che hanno raggiunto l'età pensionabile un tenore di vita minimo a prescindere da quale sia stato il lavoro svolto nella vita.

La previdenza obbligatoria si fonda sulla riforma del sistema pensionistico del 2011, meglio conosciuta come Legge Fornero. La principale novità introdotta dalla riforma è l'estensione del calcolo contributivo a tutti i lavoratori: oggi il calcolo dell'ammontare della pensione viene stabilito in base ai contributi versati. Maggiore è quindi l'importo versato, maggiore sarà il reddito della pensione. Oltre ai contributi versati, nel calcolo della pensione ha peso anche l'età: più elevata è l'età del lavoratore maggiore sarà anche l'importo della pensione.

A determinare il calcolo della pensione, quindi, sarà:

  • il valore dei contributi versati;
  • l'età di pensionamento;
  • il PIL del Paese.

Previdenza obbligatoria: prestazioni pensionistiche e non pensionistiche

Le prestazioni previdenziali previste dallo Stato si dividono in prestazioni pensionistiche e non pensionistiche:

  • prestazioni pensionistiche: sono quelle le cui rendite sono riconosciute a un lavoratore nel momento in cui raggiunge l'età pensionabile, ovvero l'anzianità anagrafica e contributiva;
  • prestazioni non pensionistiche: sono prestazioni temporanee riconosciute ai lavoratori durante l'età lavorativa nel caso in cui si verifichino eventi che rendono impossibile proseguire l'attività, come ad esempio, una malattia o la gravidanza.

Come verificare la propria posizione previdenziale

Verificare la propria posizione contributiva è molto importante: in questo modo ci si può accertare che i contributi versati corrispondano al periodo di lavoro svolto. Dal valore dei contributi dipende l'importo della pensione e quando si potrà usufruire della previdenza obbligatoria.
Per verificare la propria posizione basta raggiungere il sito dell'ente erogatore, accedere con le proprie credenziali e accertarsi del valore dei contributi versati, la tipologia dei contributi, la quantità dei contributi e l'azienda che li ha erogati.

Previdenza complementare: cos’è e chi può aderire

La previdenza complementare, conosciuta anche come previdenza integrativa, non va a sostituire la previdenza obbligatoria ma si integra ad essa. L'obiettivo di questa tipologia di previdenza è quello di integrare con una ulteriore somma di denaro le prestazioni pensionistiche obbligatorie al momento dell'età pensionabile di un lavoratore.
La pensione complementare può essere richiesta non solo da tutti i lavoratori, ma anche dai cittadini non impiegati.
Nello specifico possono aderire a un sistema pensionistico integrativo:

  • i lavoratori dipendenti, pubblici o privati;
  • i liberi professionisti;
  • i lavoratori autonomi;
  • i disoccupati;
  • gli inoccupati;
  • i soggetti a carico (dal punto di vista fiscale).

Forme di previdenza complementare: fondi chiusi, fondi aperti e PIP

La pensione complementare si fonda su un meccanismo definito a capitalizzazione. Il capitale versato da chi intende sottoscrivere una pensione complementare è investito in obbligazioni, titoli di Stato, azioni, Fondi Interni o gestione separate tramite un gestore specializzato.
Le rendite della sua pensione, quindi, variano a seconda dell'andamento del mercato e soprattutto delle scelte compiute da chi gestisce gli investimenti e possono essere in tutto o in parte anche garantite. I lavoratori possono scegliere tra le diverse formule di previdenza integrativa.

Alcune categorie di lavoratori, ad esempio, possono optare per i cosiddetti fondi chiusi, ovvero previdenze destinate a coloro che appartengono a uno specifico settore di lavoro.
Un'altra tipologia di fondi è quella definita fondi aperti, cioè quelli destinati a tutti i lavoratori, inclusi anche i familiari e i disoccupati. Essi sono offerti da istituti di credito, finanziarie e assicurazioni e prevedono la possibilità di sottoscrizioni individuali o collettive.
A questa tipologia di fondo pensionistico sono accostati i Piani Individuali Pensionistici, ovvero delle polizze assicurative che hanno le medesime finalità di una pensione, offerte da imprese di assicurazione e destinate alla sottoscrizione individuale.
Ai Fondi pensione ed ai PIP è anche possibile destinare il proprio TFR, ma si ricorda che tale scelta, una volta effettuata, non è più modificabile.

Prestazioni accessorie nella previdenza complementare

Un aspetto interessante dei Piani Individuali Pensionistici (PIP) è la possibilità di integrare la propria posizione con prestazioni accessorie facoltative, pensate per proteggere l’aderente e i suoi familiari da eventi imprevisti che potrebbero compromettere il percorso previdenziale. Queste coperture possono essere attivate sia al momento della sottoscrizione che in un secondo momento, durante la fase di accumulo, e hanno la funzione di garantire continuità al piano anche in situazioni difficili.

Le opzioni principali sono due:

● Copertura in caso di decesso o invalidità totale e permanente (ITP): prevede la corresponsione, ai beneficiari designati, di un capitale assicurato in caso di morte dell’aderente, oppure lo stesso importo all’aderente in caso di invalidità totale e permanente.

● Copertura in caso di decesso e perdita di autosufficienza (Long Term Care): in caso di decesso viene riconosciuto un capitale assicurato ai beneficiari, mentre in caso di perdita di autosufficienza l’aderente riceve una rendita vitalizia mensile costante.

Si tratta di tutele aggiuntive, indipendenti dal valore accumulato nel PIP, che si rinnovano annualmente e offrono anche un vantaggio fiscale: i premi versati rientrano infatti nel limite di 5.164,57 euro annui deducibili dal reddito.

Previdenza obbligatoria e complementare: le principali differenze

Previdenza obbligatoria e complementare, come è evidente, presentano sostanziali differenze:

  • la previdenza obbligatoria non può essere evitata dal lavoratore, mentre la previdenza integrativa viene scelta dal lavoratore ed è quindi volontaria;
  • la previdenza obbligatoria è un sistema a ripartizione, mentre la previdenza integrativa e è un sistema a capitalizzazione individuale;
  • la previdenza obbligatoria è a gestione statale, la previdenza integrativa è a gestione privata;
  • la previdenza complementare è detta anche a contribuzione definita, in quanto il lavoratore o il sottoscrittore conosce l'importo da versare, che è stabilito da contratto.

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