L’AVS fa parte del primo pilastro del nostro sistema previdenziale basato su tre pilastri e serve per la copertura del fabbisogno vitale. Il 25 settembre 2022 il popolo svizzero sarà chiamato a votare sulla riforma dell’AVS (AVS 21). L’obiettivo di tale riforma è di stabilizzare dal punto di vista finanziario questa struttura sociale importante per tutti noi. Versando ininterrottamente i contributi AVS ci si assicura una rendita AVS completa per la vecchiaia. È quindi bene sapere fin da subito a cosa prestare attenzione.
L’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti (AVS) fa parte del primo pilastro; la previdenza professionale (LPP), chiamata anche cassa pensione, del secondo pilastro e la previdenza individuale e volontaria è conosciuta come «terzo pilastro». Oltre alle prestazioni che vengono versate a noi o ai nostri familiari in caso di invalidità o decesso, i tre pilastri nel loro complesso determinano in modo sostanziale i mezzi finanziari che avremo a disposizione durante la vecchiaia. L’AVS è destinata principalmente alla copertura dei bisogni vitali e viene versata sotto forma di rendita dal momento del pensionamento.
Tutte le persone residenti o che svolgono un’attività lucrativa in Svizzera sono assicurate all’AVS. La rendita AVS di chi ne beneficia oggi è finanziata principalmente attraverso le detrazioni salariali applicate alla popolazione attualmente attiva, che versa la metà dei contributi all’AVS, mentre l’altra metà è a carico dei datori di lavoro. Anche le persone residenti in Svizzera che non esercitano un’attività lucrativa a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo al compimento dei 20 anni e fino all’età di pensionamento ordinaria sono assoggettate al versamento dei contributi (attualmente: le donne fino a 64 anni, gli uomini fino a 65 anni). In aggiunta vengono utilizzati anche fondi federali, in particolare una parte dell’IVA. Il finanziamento dell’AVS, però, in questo momento è a rischio, perché l’aspettativa di vita è in costante aumento e quindi le rendite devono essere versate per un periodo più lungo. Inoltre, in questi anni stanno andando in pensione le persone nate negli anni del baby boom (1955-1970). Di conseguenza, un numero sempre minore di persone attive versa contributi all’AVS e un numero sempre maggiore di beneficiari/e riceve una rendita per un periodo sempre più lungo. Se non saranno attuate delle misure, le uscite dell’AVS sul lungo periodo saranno superiori alle entrate. Il risultato della ripartizione tenderà sempre di più verso cifre negative e mancheranno le risorse finanziarie per corrispondere le rendite AVS.
Il 25 settembre 2022 la popolazione svizzera è chiamata a votare sulla riforma dell’AVS. L’obiettivo è
Per raggiungere questo obiettivo, l’imposta sul valore aggiunta dovrebbe essere aumentata di 0,4 punti percentuali (aliquota standard). Inoltre, l’età di pensionamento ordinaria (nuova età di riferimento) per donne e uomini dovrebbe essere uniformata e portata a 65 anni sia per l’AVS che per la previdenza professionale. Tra le altre misure, la riforma prevede anche la possibilità di rendere più flessibile il pensionamento.
Se la riforma venisse approvata, probabilmente entrerebbe in vigore il 1° gennaio 2024. Le donne nate tra il 1961 e il 1969 appartengono alla cosiddetta generazione di transizione; pertanto, a meno che non richiedano il pagamento anticipato della rendita di vecchiaia, riceverebbero dall’AVS un supplemento di rendita vita natural durante. Se invece decidessero di chiedere il pagamento anticipato della rendita, le aliquote di riduzione sarebbero inferiori rispetto a quelle attuali.
Per ricevere una rendita intera dell’AVS bisogna aver versato i contributi, senza interruzioni, dal compimento del 20° anno di età fino al pensionamento ordinario. Se mancano alcuni anni contributivi la rendita viene ridotta. È importante quindi che soprattutto le persone senza attività lucrativa e gli studenti si registrino per tempo alla cassa di compensazione AVS e versino almeno il contributo minimo annuo. Gli anni contributivi mancanti, infatti, possono essere compensati versando gli importi dovuti al massimo entro cinque anni.