28/07/2020, Autore: Marcello Andreetti
In un articolo pubblicato da “Il Sole 24 Ore” poco prima dell’inizio dell’emergenza Covid, il nostro Sistema Sanitario veniva definito “un elefante nero destinato all’estinzione”.
Le ragioni identificate a supporto di una tesi così pessimistica non sono certo una novità: invecchiamento della popolazione, aumento delle malattie croniche, insostenibilità derivante da sotto-finanziamento e aumento dei costi, carenza di personale sanitario.
In questo scenario già di per sé poco incoraggiante, il Servizio Sanitario Nazionale ha poi dovuto affrontare la pandemia di coronavirus: una situazione di gravità senza precedenti che l’ha gettato in una crisi ancora più profonda, nella quale non è stato in grado di fornire assistenza a tutti i pazienti.
Come si sia potuti arrivare a questo punto è facile dirlo: nell’ultimo decennio, sulla scia della crisi economica generale, i tagli alla sanità pubblica sono stati molto pesanti (37 miliardi di euro secondo alcune stime), ma anche guardando la cosa da un’altra angolazione, le conclusioni sono simili. Infatti, secondo il rapporto 2019 della Commissione Europea “State of health in the EU”, l’Italia oggi spende per la salute solo l’8,8 % del Pil, percentuale ben inferiore alla media generale degli altri Stati europei.
Una situazione nel complesso molto difficile per la popolazione che porta a un’inevitabile conseguenza: le spese “out of pocket” degli italiani per la salute sono di gran lunga le più alte d’Europa, arrivando al 23,5% della spesa sanitaria totale, con cifre importanti sborsate di tasca propria dai cittadini per effettuare privatamente visite mediche ed esami diagnostici.
La prevenzione rischia in questo modo di diventare un bene di lusso: secondo il settimo rapporto di Banco Farmaceutico, il 20% delle persone, è costretto a rinunciare ad esami di controllo e analisi semplicemente perché non se li può permettere, e quando non è possibile evitare interventi o cure specialistiche private di costo elevato, spesso si ricorre a un prestito: secondo un’elaborazione effettuata sui dati Eurispes, 5,7 milioni di italiani negli ultimi tre anni si sarebbero indebitati per far fronte a spese mediche.
Alla luce di quanto detto sopra, sembra dunque che potersi curare liberamente sia diventato un privilegio per pochi e non un diritto di tutti.
Una tendenza che oggi il Sistema Sanitario Nazionale non sembra in grado di invertire, e allora la parola passa alle assicurazioni salute private: un’opportunità che sempre più persone decidono di cogliere per avere la garanzia di una tutela a 360°.
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… La salute non ha prezzo, questo lo sappiamo bene, ma Helvetia MyHealth ti ricorda che in ogni caso è sempre meglio non pagarlo di tasca propria.
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Se hai più di 30 anni e hai sottoscritto una polizza poliennale (5 o 10 anni) avrai persino diritto con cadenza biennale ad uno screening diagnostico gratuito.
Un altro interessante vantaggio di MyHealth riguarda poi la libertà di scegliere il tipo di garanzia più adatto alle tue esigenze, nonché l’entità della somma assicurata per quanto riguarda il rimborso delle spese.
Dal lato rimborsi, un aspetto che ti mette al riparo dal dover anticipare somme di cui potresti non disporre, è la possibilità di usufruire del pagamento diretto da parte di Helvetia: ti basterà concordare la prestazione da effettuare presso una struttura convenzionata, tramite la Centrale Operativa, con la sicurezza che i Centri Clinici disponibili per questo servizio sono tantissimi e distribuiti in maniera capillare sul territorio.
Helvetia MyHealth infine è anche “digital” e dispone di un’app dedicata tramite la quale individuare le strutture convenzionate più vicine, denunciare un sinistro e visualizzarne lo stato.