I molti riscontri, sia positivi che critici, riguardanti il mio ultimo articolo sull’imminente riforma AVS sono stati per me motivo di grande soddisfazione. Con i miei post vorrei fornire gli spunti per una discussione sulle questioni urgenti dal punto di vista dell’Helvetia Assicurazioni. La riforma della previdenza per la vecchiaia è per me da tempo un argomento di primaria importanza. Si tratta della coesione sociale e di individuare una soluzione che possa tornare utile a tutte le generazioni coinvolte. I nostri figli e nipoti dovrebbero un giorno, così come per noi, poter beneficiare di una previdenza garantita.

Più a lungo si aspetta ad attuare le riforme, maggiore sarà il prezzo da pagare e contemporaneamente si ridurrà il margine di miglioramento. Gli argomenti addotti a sfavore della revisione dell’AVS che ipotizzano numerosi svantaggi per le donne o riduzioni insostenibili delle rendite vanno contro ogni buon senso e sono da irresponsabili. Senza il primo passo nell’ambito delll’AVS, anche una revisione delle condizioni quadro giuridiche del secondo pilastro sarebbero politicamente bloccate. Questa situazione di stallo fa il gioco di coloro che indeboliscono la previdenza professionale o che vorrebbero persino eliminarla per rafforzare il primo pilastro.

I contrari alle riforme, tuttavia, evitano di proposito di menzionare il fatto che le casse pensione, oltre alla previdenza per la vecchiaia, offrono anche con la copertura dei rischi di decesso e invalidità una garanzia sociale irrinunciabile. Le prestazioni vanno spesso ben al di là di quelle del primo pilastro e possono essere strutturate in modo flessibile in base alle esigenze specifiche delle imprese e del personale da esse impiegato. Per la maggior parte delle casse pensione e delle fondazioni collettive l’ammontare delle prestazioni dipende ad esempio dal salario assicurato e garantisce in tal modo l’abituale standard di vita, a prescindere da eventuali lacune contributive. A differenza dell’AVS/AI, le prestazioni per superstiti non vengono solo erogate alle famiglie tradizionali, ma in molti casi anche ai conviventi, offrendo così una garanzia importante per le famiglie patchwork o le coppie non coniugate. Un dialogo fra dipendenti e datori di lavoro potrebbe fornire l’occasione per stabilire, nell’ambito della previdenza professionale, diversi parametri specifici per le aziende, sia che si tratti del tipo e dell’ammontare delle prestazioni o della sicurezza di persone impiegate a tempo parziale o ancora di una maggior partecipazione dei datori di lavoro ai contributi da versare. Proprio in questi tempi di carenza di personale qualificato, tali fattori potrebbero rappresentare un vantaggio non indifferente nell’acquisizione di collaboratori di talento.

Non dovremmo mettere a rischio così facilmente questa conquista sociale unica nel suo genere. Solo compiendo un passo iniziale verso la riforma del primo pilastro potremo garantire anche la sussistenza a lungo termine della previdenza professionale, apportando le necessarie modifiche e tenendo conto del cambiamento che sta avvenendo nella società e nel mondo del lavoro.