Lavoratori dipendenti e liberi professionisti hanno l'opportunità di integrare la pensione obbligatoria con una previdenza complementare.
Come si legge sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la previdenza complementare rappresenta il cosiddetto secondo pilastro del sistema pensionistico, il cui scopo è quello, come abbiamo detto, di integrare la previdenza di base obbligatoria, concorrendo ad assicurare al lavoratore un livello adeguato di tutela pensionistica, insieme alle prestazioni garantite dal sistema pubblico.
Il ricorso a una pensione integrativa è favorito dalla Legge che ha disposto alcune agevolazioni fiscali per tutti coloro che la scelgono. Vediamo nel dettaglio come funziona la tassazione e tutte le esenzioni previste.
Il quadro fiscale odierno della previdenza complementare è frutto di numerose riforme a partire dagli anni ’90, l’ultima delle quali introdotta dal Decreto Legislativo n. 252 del 2005 (entrato in vigore nel gennaio 2007) e dalle successive modifiche ed integrazioni dello stesso che si sono susseguite in questi anni.
Questa normativa ha introdotto importanti incentivi tributari, sia per la contribuzione, sia per la tassazione delle prestazioni erogate. L’argomento è in ogni caso piuttosto complesso, soprattutto per i non addetti ai lavori, ma vediamo di semplificare affrontando i punti di maggior interesse per l'Aderente.
Prima però occorre specificare che, chi fosse interessato, il versamento dei contributi può avvenire in modi differenti. Il lavoratore può, infatti, versare i contributi prendendoli dai propri risparmi oppure farli trattenere direttamente in busta paga dal datore di lavoro. In ultima analisi è possibile versare i contributi mediante il TFR, ovvero il Trattamento di Fine Rapporto.
Per quanto riguarda la contribuzione, durante il periodo di accumulo, è possibile dedurre dal reddito i contributi versati fino al limite di 5.164,57 euro annui, compresi i versamenti a favore dei familiari a carico. Tuttavia, nel calcolo del suddetto limite, non si deve considerare l'eventuale flusso di TFR conferito;
È possibile dedurre dal reddito complessivo anche gli eventuali premi di produttività convertiti in contribuzione alle forme di previdenza complementare per un importo di 3.000 Euro (in aggiunta ai 5.164,57 Euro);
Un altro significativo vantaggio riguarda la tassazione dei rendimenti maturati: essi sono infatti soggetti ad imposta pari al massimo al 20%, contro il 26% applicata a molti altri prodotti di investimento di natura finanziaria;
Anche il pagamento della pensione complementare ha una tassazione molto favorevole, essendo soggetto a una ritenuta agevolata del 15%. Interessante anche la riduzione “a scalare” dell’aliquota in base agli anni di partecipazione alla previdenza complementare: dopo 15 anni è prevista una ulteriore diminuzione dello 0,3% all’anno per ogni anno successivo fino a raggiungere un limite massimo di riduzione di 6 punti percentuali (con 35 anni di versamenti la tua aliquota scenderà fino al 9%);
Analoga forma di tassazione, con aliquota agevolata tra il 15% e il 9%, vale per il riscatto a seguito di disoccupazione, mobilità, cassa integrazione o invalidità, mentre il riscatto per cause diverse è tassato al 23%.
Le anticipazioni per spese sanitarie godono della stessa agevolazione vista sopra, con aliquota che varia dal 15% al 9% a seconda degli anni di “anzianità”. Le anticipazioni richieste per altre ragioni, come ad esempio l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa per sé o per i figli, vengono invece tassate al 23%.
Come detto, il meccanismo fiscale della previdenza complementare e delle agevolazioni a cui hai diritto può apparire “ostico”, ma in realtà non devi fare nessun calcolo complicato, infatti se sei un lavoratore dipendente, il calcolo della deducibilità fiscale viene effettuato direttamente in busta paga dal datore di lavoro.
Il lavoratore che ha versato contributi a una previdenza integrativa per almeno 5 anni e raggiunge l'età pensionabile può richiedere il pagamento mensile della pensione oppure il rimborso di quanto ha versato: in quest'ultimo caso ottiene al massimo il 50%. Ciò significa che l'aderente ha facoltà di riscattare una parte di quanto accumulato fino ad un massimo del 50% del capitale.
Nel caso in cui la rendita generata dalla conversione di almeno il 70% del montante sia inferiore al 50% dell'assegno sociale annuo (nel 2019 pari al 50% di 5954 Euro, ovvero euro 2977), può comunque optare per il riscatto totale in capitale della stessa prestazione. Il capitale rimborsabile viene tassato in maniera simile alla tassazione applicata alle rendite vitalizie.
Per il capitale si calcola la tassazione dividendo il totale in periodi fiscali diversi. Ogni prestazione corrisponde al periodo in cui è stata maturata. Ad essa si applica, quindi, la legge e la tassazione in vigore in quel periodo.
A decorrere dal 1° gennaio 2007 tutte le rendite pensionistiche sono assoggettato ad una ritenuta a titolo d’imposta del 15%. Tale percentuale si riduce in funzione dell’anzianità di partecipazione al sistema della previdenza complementare; se questa è superiore a quindici anni, l’aliquota diminuisce dello 0,30% per ogni anno di successiva partecipazione, fino al limite massimo di riduzione pari a 6 punti percentuali. Con 35 anni di partecipazione l’aliquota scende quindi al 9%.
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