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High 5: cinque artisti si relazionano con le opere della collezione d’arte dell’Helvetia

Il filo conduttore dell’attuale esposizione nell’Helvetia Art Foyer è l’incontro: l’arte incontra l’arte, artisti incontrano altri artisti, opere d’arte incontrano altre opere d’arte. Per la mostra «High 5», Martin Chramosta, Daniel Karrer, Franziska Furter, Simone Holliger e Camillo Paravicini hanno scelto ciascuno un’opera d’arte dalla ricca collezione dell’Helvetia accostandola e mettendola in relazione con i propri capolavori.
21.10.2021 | Comunicati stampa
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Nell’esposizione che si può attualmente ammirare presso l’Helvetia Art Foyer, opere di epoche diverse e di differenti generazioni si avvicinano, i dipinti si accostano a sculture, la tela dialoga con la ceramica, l’arte figurativa si confronta con quella astratta. Nell’ambito della mostra «High 5», i cinque artisti Martin Chramosta, Daniel Karrer, Franziska Furter, Simone Holliger e Camillo Paravicini hanno scelto ciascuno un’opera d’arte accostandola e mettendola in relazione con i propri capolavori.
 
Martin Chramosta incontra Meret Oppenheim
Martin Chramosta (*1982) affianca il quadro in grande formato di Meret Oppenheim «Le bouclier du Chef» (1965), che lo ha colpito sia per il suo rigore compositivo che per la sua semplicità, a colorati rilievi in ceramica di dimensioni più contenute. Le opere si relazionano tra loro sia a livello formale che tematico. Lo scudo del capo rappresenta un oggetto patriarcale, o perlomeno maschile, che l’artista ha fatto proprio in un’ottica femminista. Come in un quadro dai soggetti ambigui, l’araldico sconfina nel mondo naturale e organico, ricordando le sembianze di un insetto. Il lavoro di Chramosta affronta spesso le tematiche dell’interazione e dell’ambiguità. Così, di fronte all’opera di Meret Oppenheim, per sua stessa ammissione, percepisce forse addirittura una sorta di complicità unificante.
 
Franziska Furter incontra Manon Bellet
Franziska Furter (*1972) ha scelto due opere di piccolo formato di Manon Bellet. Si tratta di una decisione molto personale, perché conosce l’artista, la stima e, attraverso il dialogo delle opere, può riprendere indirettamente la conversazione con la collega che vive negli Stati Uniti. Furter accosta le opere di Manon Bellet, disegnate con l’aiuto di una calamita e di un liquido contenente ferro, alle opere della sua serie «Scattered Rainbows»: acquerelli creati con una tecnica insolita con inchiostro colorato su carta. Le affinità tra le intime opere delle due artiste sono impressionanti: dapprima il gioco casuale e l’intuito per le proprietà dei materiali utilizzati, ma anche qualità comuni come il fluire, la leggerezza e la riduzione.
 
Daniel Karrer incontra Roman Signer
Nei suoi dipinti, Daniel Karrer (*1983) riprende il motivo del libro vuoto. Accosta i suoi quadri sotto vetro all’opera «Rakete III» (1981) di Roman Signer. Un mondo potenzialmente fragile ne incontra uno potenzialmente pericoloso. Nel visitatore, il razzo di Roman Signer evoca l’idea di azione. Il razzo viene acceso, decolla fino a quando la corda di gomma attaccata ad esso mette una brusca fine al volo libero riportandolo nuovamente verso terra. L’opera di Signer è carica di potenziale. Ciò vale anche per il libro vuoto. Il quaderno degli schizzi si riempie di idee e bozze.
 
Simone Holliger incontra Max von Moos
Simone Holliger (*1986) percepisce molti riferimenti formali tra il dipinto «Fundstelle» (1953) di Max von Moos e le proprie sculture. Poiché le sue opere tridimensionali hanno spesso origine nel disegno, mettere in relazione le sue sculture con un’opera bidimensionale è per lei una scelta naturale. In entrambi gli artisti le opere sono collocate all’interfaccia tra astrazione e figurazione. Quando una forma diventa figura? Mentre la composizione di Max von Moos fluttua con leggerezza nello spazio pittorico, l’arte plastica di Simone Holliger è soggetta alle leggi della gravità. Pertanto, il processo creativo alla base delle sue sculture è caratterizzato dal dialogo tra l’idea iniziale e i limiti fisici e le peculiarità imposte dai materiali.
 
Camillo Paravicini incontra Max von Moos
Anche Camillo Paravicini (*1987) ha scelto un’opera dell’artista lucernese Max von Moos. Essendo lui stesso cresciuto a Lucerna, conosce e apprezza l’artista e la sua opera fin dalla sua giovinezza. Ha scelto «Lava» (1961), uno dei dipinti in lacca facenti parte di una serie tardiva e poco conosciuta. L’opera rappresenta un taglio netto con lo stile dei vecchi maestri, coltivato in precedenza da von Moos. Camillo Paravicini ha creato appositamente due nuovi dipinti per la mostra e il dialogo artistico, riprendendo i temi oscuri e minacciosi che ricorrono nell’opera di von Moos. I suoi due lavori rappresentano una reazione sia in termini di contenuto che di forma e colore.
 
Tutti e cinque gli artisti vivono e lavorano a Basilea.
 
Un impegno per l’arte di ampio respiro
L’esposizione «High 5» è aperta al pubblico ogni giovedì, dalle 16:00 alle 20:00 e sarà possibile visitarla fino al 6 gennaio 2022. L’ingresso è gratuito. Grazie all’alternarsi delle mostre periodiche allestite nell’Art Foyer, l’Helvetia consente ai visitatori di ammirare la sua collezione aziendale, costituita da oltre 1 800 opere realizzate da circa 400 artisti, una delle collezioni più significative del panorama elvetico contemporaneo. Ogni anno vengono organizzate tre o quattro esposizioni in cui gli artisti hanno l’opportunità di presentare le loro opere a un vasto pubblico. Anche il premio d’arte istituito dall’Helvetia fa parte delle varie iniziative con cui l’azienda testimonia il suo impegno in questo ambito: con tale riconoscimento si mira a offrire un valido supporto alla carriera dei giovani artisti.
 
Principali informazioni sulla mostra «High 5»
Dal 21 ottobre 2021 fino al 6 gennaio 2022
Ogni giovedì, dalle ore 16:00 alle ore 20:00
 
Helvetia Art Foyer
Steinengraben 25
4051 Basilea
 
Ingresso gratuito
 
Indicazione per la stampa
I giornalisti possono visitare la mostra «High 5» al di fuori dagli orari di apertura. Per usufruire di questa opportunità, si prega di contattare l’ufficio stampa
dell’Helvetia:
 
Telefono: +41 58 280 50 33
media.relations@helvetia.ch

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